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Sicurezza sul lavoro e parità di trattamento, Caterina Chinnici presenta due interrogazioni alla Commissione Europea: “Necessari controlli e sanzioni più efficaci”.

“Ogni anno nel territorio dell’Unione Europea migliaia di persone muoiono per incidenti sul lavoro o malattie legate all’attività svolta. La Commissione Europea deve intervenire, nel rispetto delle prerogative degli stati membri ma sfruttando fino in fondo le competenze dell’Unione, per rendere più efficaci i meccanismi di controllo e, all’occorrenza, di repressione nei confronti di quelle imprese che poco o nulla investono su sicurezza e salute dei lavoratori”.

Lo scrive Caterina Chinnici, eurodeputata del gruppo S&D, in un’interrogazione depositata al Parlamento Europeo con la quale chiede all’esecutivo comunitario in che modo intenda attuare gli indirizzi del quadro strategico 2014-2020 in materia di salute e sicurezza sul lavoro.

“Le statistiche registrano oltre tre milioni di infortuni lavorativi all’anno – sottolinea Caterina Chinnici – e sappiamo che i problemi riguardano prevalentemente le piccole e medie imprese. È necessaria un’azione sia preventiva che ispettiva più penetrante, innanzitutto pertutelare i lavoratori, ma anche per agevolare le aziende che si impegnano su questo fronte pur dovendo fronteggiare difficoltà economiche, tecniche, giuridiche e amministrative a volte fuori dalla loro portata”.

La parità di trattamento in materia di occupazione e opportunità lavorative è al centro di un’ulteriore interrogazione di Caterina Chinnici alla Commissione Europea. Sullo sfondo, le criticità evidenziate dalla relazione sull’applicazione della direttiva 2000/78/CE, che fissa norme generali per la lotta alle discriminazioni fondate su opinioni, fede religiosa, handicap, età o tendenze sessuali.

“Nonostante il recepimento della direttiva, molto resta da migliorare specialmente nei rapporti tra privati – spiega l’europarlamentare di S&D – anche perché pochissimi lavoratori conoscono i diritti sanciti dalla direttiva, come testimonia l’esiguo numero di reclami a dispetto delle tante violazioni. La Corte di Giustizia, peraltro, ha affermato con la sentenza C-555/07 del 2010 che la direttiva va applicata come espressione concreta o specificazione del principio generale di non discriminazione, previsto nei trattati e nella Carta dei diritti e pacificamente dotato di efficacia diretta. Questo chiarimento potrebbe consentire di superare gran parte delle carenze applicative riscontrate, anche in presenza di lacune o inadeguatezze delle singole discipline nazionali”.

Caterina Chinnici ha chiesto alla Commissione Europea di “valorizzare questo sviluppo giurisprudenziale nelle campagne di informazione e sensibilizzazione e nelle attività formative, in modo da consentire a tutti i lavoratori di fruire dei diritti riconosciuti dall’ordinamento comunitario”.

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